9 marzo 2017

Una partita da vivere sul campo con passione e talento

«Mettiamoci in gioco nello sport e nella vita». C’è sempre il desiderio, ogni volta che si organizza la Clericus Cup, di offrire uno slogan che la riassuma e che incoraggi e scuota chi gioca e chi la segue. È l’occasione per dire che cosa si nasconde sotto un’attività sportiva. Noi ammiriamo il gesto tecnico, esultiamo per il goal, godiamo la manifestazione della bellezza, però tutto questo è solo una parte. Come succede con un iceberg: si vede soltanto l’estremità che fuoriesce dall’acqua, ma sotto ci sono tante cose che lo sostengono. E una di queste è proprio il desiderio, la voglia di mettersi in gioco. Il Papa lo ha detto a noi del Csi il 7 giugno del 2014: «Non accontentatevi di un pareggio mediocre», quegli 0–0 che non vogliono dire niente, che annoiano, che fanno stare lontano le emozioni. L’ha ripetuto a più riprese in tante occasioni ai giovani. Non da ultimo, nella lettera inviata in preparazione al Sinodo dei giovani dove, riferendosi alla chiamata di Abramo da parte di Dio (“Vattene”), il Papa ribadisce: «Bisogna amare il rischio, essere audaci». In altre circostanze Francesco ha spronato i giovani a non sprecare il proprio tempo stando al balcone. Usando un suo neologismo “non balconear la vida”, cioè guardare la processione che passa sotto, da semplice spettatore. Ha invitato anche a non essere cristiani in pantofole seduti sul divano, come se non avessimo il coraggio di sporcarci i piedi, le braccia, azione invece necessaria. Allora abbiamo pensato a questo messaggio che, attraverso i preti – i quali ci auguriamo non siano mai ai margini della vita, ma nel cuore pulsante – venga dato a tutti i giovani, venga trasmesso a tutti coloro che amano lo sport. Mettersi in gioco, nello sport come nella vita”, perché tante volte lo sport è capace di sovrapporsi alla vita, non di sostituirla, facendo comprendere e diffondendo un messaggio importante. Mi sento anche di dire: “Mettersi in gioco nello sport, come nella vita” nonostante le difficoltà. Mettersi in gioco significa osare sfidare le difficoltà, soprattutto in un tempo difficile come quello in cui stiamo vivendo. Non bisogna temere di affrontare le tante difficoltà. Mettersi in gioco significa anche sfidare la paura che fa tremare le gambe. Chi si mette in gioco è capace di regalare speranza e noi siamo chiamati a questo, soprattutto come sacerdoti, a dire: «Non rassegnarti, non pensare che sia finito tutto», e a regalare fiducia. È sempre meglio mettersi in gioco che stare a guardare.

L'Angolo del Consulente Ecclesiastico Nazionale

Una partita da vivere sul campo con passione e talento

Don Alessio Albertini

Consulente Ecclesiastico Nazionale